lunedì 27 agosto 2007

POP RITRATTI:la storia diventa divertente, fruibile e per tutti...

OGNI PERSONAGGIO NELL'ESIBIZIONE TOTALE DEL PROPRIO ESSERE,NELL'INTIMITA' DEL PROPRIO LETTINO SI ESIBISCE E RACCONTA A TUTTI LA PROPRIA STORIA...










































































































































































"POP RITRATTI"

il POP-BAROCCO di BEATRICE FEO attinge dalla storia


Io come spesso ho ribadito chiamerei la pittura di Beatrice Feo piuttosto "histoire pop"Pop storico,perchè non si "serve"solo di storie e personaggi barocchi ma spazia a 360°tra la storia e la mitologia italiana e universale...Cosi' come ammette lo stesso Nappa in molte delle sue recensioni a proposito della corrente pittorica che sta suscitando interesse,curiosità e sta stuzzicando collezionisti galleristi e critici d'arte in Italia e oltreoceano,proprio giorni fà un sito americano ha dedicato un bellissimo articolo a Beatrice Feo(presto sarà on line) definendo il suo stile "The new pop art made in Italy"... Ma è stato Philippe Daverio ad avere la primissima geniale intuizione,ed inserire Beatrice Feo con la suprema opera"Agnello di Dio"e la misteriosa e ctonia "Ofelia"al 57°Premio Michetti tra "I barocchi" ...Poichè aveva diviso in categorie gli artisti partecipanti,dando una lucidissima e piu' che mai pertinente definizione per ciascuna di queste. Si inserisce in questa nuova corrente d'arte anche l'artista palermitano Gabriele D'Acquisto(nella foto a sinistra un suo disegno:"Semele")dotato di non comune talento grafico,che tratta invece tematiche del Sacro(Santi) o del Profano(personaggi della mitologia,come la bellissima serie dei "Bacco" in modo assolutamente affine a tutte le prerogative del "pop B".Beatrice Feo nasce a Palermo,da nobile famiglia materna,il padre,alta borghesia, avvocato,i nonni,i cugini,gli zii tutti notai,o personaggi di spicco nella medicina,una famiglia da sempre immersa nella storia della nobiltà materna, nella raffinata cultura dell'antico e nell'eleganza del contemporaneo, nonostante si voglia fare di lei un notaio o un avvocato,Beatrice tentenna tra la carriera del medico e quella dell'arte.L'ispirazione artistica prevarrà...Studierà con estremo rigore nelle scuole ed Accademie d'Arte in Italia e all'estero.Laureandosi con il massimo dei voti e con le dovute lodi. Cosi'come Beatrice inizia prestissimo a circondarsi ed accattivare le simpatie di personaggi famosi di artisti importantissimi della storia dell'arte come Gianni Dova o come l'amicizia con Ugo Nespolo,Salvatore Provino(suo maestro in accademia a Palermo) o Vittorio Sgarbi,Philippe Daverio,Paolo Levi, e tantissimi altri artisti italiani ed internazionali,molti dello spettacolo,della musica,del teatro,della televisione e della cultura...Artisti in grado di arricchire il suo bagaglio già ricchissimo.E Beatrice ama circondarsi di loro!Bisogna precisare che molti hanno conosciuto Beatrice Feo come pittrice astratta,ed in effetti per un periodo lo è stata,una vera maestra del colore(come scriveva Emilia Valenza) ma non bisogna tralasciare l'evidenza che Beatrice nasce come artista figurativa,e resta comunque tale,l'affascina e l' intriga il realismo ,ma lei va oltre creando una sua riconoscibilità marcatissima che ne fà artista di respiro internazionale.Lei stessa cita i mille o duemila disegni figurativi eseguiti tra Palermo e Salisburgo,disegni di figure perfette di rigorosissime e precisissime anatomie,(il suo insegnante era un medico legale!)ritratti di amici,di suoi amori. Eseguiti talvolta senza neanche il modello davanti,senza l'aiuto di una foto o di altro,solo con il ricordo del viso e delle espressioni che l'hanno colpita...Questa componente grafica che la distingue e che Salvo Ferlito(critico d'arte palermitano) da sempre decanta e mette in evidenze è in effetti la chiave di lettura di quest'ibrido tra figurativo,grafico ed estremamente pittorico.Una pittura fatta di strati di colore,di alchimia di tinte incantevoli,di matericità e graffiature.La contraddizione regna sovrana e ne fà capolavori...Da sempre Beatrice Feo ama la storia,legge,si documenta,ricerca,è un'esperta di semeotica,conosce perfettamente i significati arcani e non di ogni cosa e di ogni simbolo...Da qui avrà origini la voglia di rendere fruibile,di semplice lettura,di far simpatizzare ed attualizzare i suoi personaggi,talvolta con ironia ed irreverenza,altre volte con estrema drammaticità e crudezza. Con il suo temperamento che è teatrale,ironico,e passionale,ma spesso sfocia in una visione cruda,profonda,mistica ed intimista(Come nella serie dei bellissimi "letti di clochard") reminiscenze del famosissimo letto di Rauschemberg,grande artista della Pop Art Americana.NASCE UN NUOVO MODO DI RIVEDERE LA STORIA ATTRAVERSO LA SUA PITTURA...Quello che verrà chiamato da altri il "POP BAROCCO". Beatrice accoglie la definizione con grande interesse ed entusiasmo,anzi con grande ispirazione.Già la pop art americana con Warhol aveva fatto di oggetti di uso comune opere d'arte,la scuola romana poi aveva preso come icone i nostri monumenti o gli artisti come Michelangelo(vedi Tano Festa)...Beatrice attinge nella storia,nella sua cultura,per far divenire i suoi personaggi attuali e fruibili,leggibili a tutti ,senza la noia dei libri di scuola,spazia tra la rivoluzione francese,la mitologia(Ulisse) la musica (Chopin e Bach) il maestoso Federico II con tanto di falcone sul braccio,e le icone piu' popolari e sacre come (l'Agnello di Dio,foto in alto a destra) capolavoro assoluto della sua carriera fin qui,perchè è l'esatta sintesi di tutto il suo percorso artistico-umano.Frank von Wofraum by Studio Piranesi

BEATRICE FEO E IL SUO POP BAROCCO




" PopGosth"


"Pop-rivolution"

OPERE POP BAROCCHE


OPERE POP BAROCCHE

" popAfrica"


"Pop-polli" e alveare delle donne migliori






"pop ex voto"

Una nuova stagione dalla Pop Art: il "Pop B."




Pop art è il nome di una corrente artistica della seconda metà del XX secolo.
La Pop Art è una delle più importanti correnti artistiche del dopoguerra. Esordisce in Gran Bretagna alla fine degli anni ‘50, ma si sviluppa soprattutto negli USA a partire dagli anni ‘60, estendendo la sua influenza in tutto il mondo occidentale.
Questa nuova forma d’arte popolare (pop è infatti l’abbreviazione dell’inglese popular, popolare) è in netta contrapposizione con l’eccessivo intellettualismo dell’Espressionismo Astratto e rivolge la propria attenzione agli oggetti, ai miti e ai linguaggi della società dei consumi.
L’appellativo “popolare” deve essere inteso però in modo corretto. Non come arte del popolo o per il popolo ma, più puntualmente, come arte di massa, cioè prodotta in serie. E poiché la massa non ha volto, l’arte che la esprime deve essere il più possibile anonima: solo così potrà essere compresa e accettata dal maggior numero possibile di individui.
In un mondo dominato dal consumo, la Pop art respinge l’espressione dell’interiorità e dell’istintività e guarda, invece, al mondo esterno, al complesso di stimoli visivi che circondano l’uomo contemporaneo: il cosiddetto “folclore urbano”. È infatti un’arte aperta alle forme più popolari di comunicazione: i fumetti, la pubblicità, i quadri riprodotti in serie. Il fatto di voler mettere sulla tela o in scultura oggetti quotidiani elevandoli a manifestazione artistica si può idealmente collegare al movimento svizzero Dada, ma completamente spogliato da quella carica anarchica e provocatoria.
La critica alla società dei consumi, degli hamburger, delle auto, dei fumetti si trasforma presto in merce, in oggetto che si pone sul mercato (dell’arte) completamente calato nella logica mercantile. Ciò nonostante gli artisti che hanno fatto parte di questo movimento hanno avuto un ruolo rivoluzionario introducendo nella loro produzione l’uso di strumenti e mezzi non tradizionali della pittura, come il collage, la fotografia, il cinema, il video.
La sfrontata mercificazione dell’uomo moderno, l’ossessivo martellamento pubblicitario, il consumismo eletto a sistema di vita, il fumetto quale unico, residuo veicolo di comunicazione scritta, sono i fenomeni dai quali gli artisti pop attingono le loro motivazioni. In altre parole, la Pop Art attinge i propri soggetti dall’universo del quotidiano – in specie della società americana – e fonda la propria comprensibilità sul fatto che quei soggetti sono per tutti assolutamente noti e riconoscibili.
Con sfumature diverse, gli artisti riprendono le immagini dei mezzi di comunicazione di massa, del mondo del cinema e dell’intrattenimento, della pubblicità. La Pop Art infatti usa il medesimo linguaggio della pubblicità e risulta dunque perfettamente omogenea alla società dei consumi che l’ha prodotta. L’artista, di conseguenza, non trova più spazio per alcuna esperienza soggettiva e ciò lo configura quale puro manipolatore di immagini, oggetti e simboli già fabbricati a scopo industriale, pubblicitario o economico. Questi oggetti, riprodotti attraverso la scultura e la pittura, sono completamente spersonalizzati.
Nelle mani di un artista pop le immagini della strada si trasformano nelle immagini “ben fatte” dell’arte colta. I temi raffigurati sono estremamente vari: prodotti di largo consumo, oggetti di uso comune, personaggi del cinema e della televisione, immagini dei cartelloni pubblicitari, insegne, foto di giornali.
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Gianni Nappa
Fatta questa premessa, si evince come nella pop art il riferimento ai miti contemporanei sia una delle costanti per gli artisti anglosassoni, mentre per gli italiani con la stagione romana si afferma un istintivo senso della sperimentazione per loghi in Schifano, una ricerca per immagini cinematografiche per Rotella e un rimando storico sacrale per Tano Festa.
Gli epigoni ultimi come Nespolo, rielaborano il cromatismo mediterraneo, aprendo la strada ad altri artisti come Donzelli che giocano sull’humor e sui miti pittorici del secolo XX.
Beatrice Feo artista palermitana, capovolge il senso del mito e prende spunto da personaggi e miti della storia mondiale per farne oggetti comuni che siano di massa, non per la riproducibilità ma per l’impatto con una società disabituata alla sua radice, cultura e storia profonda.
Ecco che i re, le regine, i poeti, le eroine, le figure leggendarie appaiono come soluzione alle carenze di comprensibilità del sistema arte contemporaneo e pongono la doppia questione della riproducibilità in forma unica e non industriale per una committenza poco popolare ma attenta e colta che sani il bisogno di una comprensione per tutti attraverso le immagini e riesca anche a far conciliare le nuove sperimentazioni artistiche pittoriche con la richiesta del mercato internazionale che paiono orientate solo alle grandi installazioni istituzionali e museali.
La riaffermazione attraverso il POPBAROCCO della vitalità dell’arte italiana e mediterranea con peculiarità che la differenziano nel panorama mondiale per l’istintiva memoria culturale, per la cromia forte e passionale e per il barocco come senso di appartenenza ad un popolo che è lumi, scienza, innovazione in un contesto difficile e contraddittorio, il SUD.
Beatrice Feo condensa nel suo lavoro appassionato, i valori e le ansie del meridione d’Italia, ma afferma anche la grande sacrale predisposizione a distribuire il sapere come forma di comprensione di massa attraverso le opere d’arte da sempre veicolo di primo impatto emozionale, come insegna la chiesa.
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